
Il Deserto del Negev me lo immaginavo un luogo arido e austero, vasto e in qualche modo irraggiungibile. Avevo bisogno da tempo di fare un viaggio introspettivo, ma anche un viaggio “ricco” dal punto di vista ambientale e culturale. Avete presente quando un posto ve lo immaginate bellissimo e avete paura che non sia all’ altezza delle aspettative? Ecco, qui le vostre aspettative saranno superate.
Meta imperdibile per chi ama le zone poco battute dal turismo di massa, il Deserto del Negev è per chi ama fare sport estremi, ma anche per chi semplicemente vuole camminare e rifarsi gli occhi, per chi vuole fare un tour in jeep o per chi vuole dormire sotto le stelle più luminose che si possano immaginare e svegliarsi con albe rosso fuoco. E’ perfetto per chi ama la storia e l’archeologia o la cultura in generale. Più semplicemente andateci se amate la natura, che qui si esprime in tutta la sua potenza, se avete voglia di libertà, di vastità, se avete bisogno di pensare, di ritrovarvi o se volete conoscere, davanti a una tazza di caffè, le storie della gente del posto, come quella dei lupi nel deserto..
Quasi alla stessa latitudine del Deserto del Sahara, il Deserto del Negev ricopre il 60% del territorio di Israele e ha un clima estremo, nonostante la sua relativa vicinanza geografica al Mar Mediterraneo, quindi valutate bene l’escursione termica, sia d’inverno che d’estate.

Perché scegliere il deserto del Negev e non altri deserti?
- VARIETA’. Si può camminare per ore e trovare sempre scorci diversi: da rocce rosse, ocra o nere a distese di sabbia fine dove fare surf sulle dune o fare un bagno nelle cascate. Crateri immensi, montagne e aree collinose, sorgenti nascoste, oasi, wadi. E nella stagione giusta è da non perdere la fioritura del deserto, tanto sognata da Ben Gurion! Quindi il deserto del Negev non è solo yoga o meditazione, è anche degustazione di vini di particolari fra vigneti incredibilmente coltivati nel deserto, o ancora una visita alla fattoria di alpaca, per far felici i bambini, con i suoi 400 lama e alpaca.
- STORIA. Da qui passava la via dell’Incenso, che partiva da Petra in Giordania per arrivare alla Striscia di Gaza, sul Mar Mediterraneo. Questo ha fatto sì che nascessero città straordinarie ed oggi rimangono preziosi luoghi archeologici da visitare lungo gli itinerari nel deserto del Negev. Non meno carichi di fascino sono i villaggi rurali e campi tendati dei beduini del deserto, dove passare qualche notte per conoscere le tradizioni di questo popolo nomade.
- SICUREZZA, per quanto possa essere “sicuro” un deserto.. Parlerò più avanti di come ci si debba attrezzare per un trekking in sicurezza nel deserto, ma stiamo parlando del deserto del Negev e siamo in Israele, quindi l’efficienza di questo popolo si trova anche qui: ranger pronti a dare indicazioni e aiuto, mappe dettagliatissime nel mezzo del nulla con tempi, difficoltà, cosa vedere e addirittura quanto campo c’è per il cellulare lungo il percorso; sentieri indicati su rocce in modo impeccabile, a prova di bambino.
- FACILE ACCESSIBILITA’ . Il Deserto del Negev è collegato da una rete stradale eccellente, che arriva dal nord di Israele ma anche dal Mar Rosso, da dove arrivavamo noi, con un volo super low cost. Bergamo-Eilat : 4 ore circa di volo per 10€ a tratta a persona. Da Eilat a Mitspe Ramon sono poche ore di auto, immersi in un paesaggio strepitoso che vale il viaggio fin qui, anche solo per vedere la bellezza scorrere attraverso un finestrino.



La nostra avventura nel Deserto del Negev
Complici le tariffe convenienti dei voli delle compagnie low cost, con un mese scarso di preparazione e studio per questo viaggio, siamo partiti. Dicembre 2019.
Dopo una notte in tenda ai piedi di Masada (trovate l’articolo qui: Masada, alba sul Mar Morto ) e dopo alcuni giorni splendidi a Gerusalemme (se ve lo siete persi ecco qui il racconto: Gerusalemme: tre millenni di spiritualità) abbiamo intrapreso la strada verso sud per camminare coi nostri bimbi nel silenzio assordante di uno dei deserti più belli del pianeta.
Avevamo voglia di camminare in un deserto, di farlo conoscere da vicino ai nostri bambini e l’insieme di queste cose ci ha fatto propendere per il Deserto del Negev. Abbiamo viaggiato a dicembre, di giorno 15/20 gradi, la notte 3/5 gradi. L’inverno è forse la stagione migliore per visitarlo, nelle altre stagioni occorre valutare bene le temperature diurne esterne.
Mitzpe Ramon, la vedetta sul cratere più grande del mondo: Makhtesh Ramon
Mitzpe significa vedetta. Vedetta sul Makhtesh Ramon, il cratere più esteso del mondo: 40 km per 10 di larghezza. Il paese di Mitzpe Ramon si adagia su un promontorio alto 800 m che si affaccia su di una grande depressione del suolo nota come Cratere di Ramon. Questa incredibile formazione geologica, di natura carsica, è unica. Avvicinarsi allo strapiombo è un qualcosa che fa tremare le gambe.
Nessuna protezione: sei tu e il vuoto. Sotto di te terra rossa e rocce, qualche ciuffo d’erba secca e stambecchi che si arrampicano indisturbati. Qui si nascondono animali selvatici come volpi, lupi e stambecchi, ormai abituati alla presenza umana, tanto che durante il giorno si avvicinano senza paura, ma anche perché qui, nonostante la bellezza incredibile del paesaggio, il turismo di massa ancora non esiste. I pochi visitatori, sono rispettosi della natura, sono camminatori, sportivi, hippie o artisti.
La cittadina di Mitzpe Ramon in realtà non è nulla di chè, è urbanisticamente disordinata, non esiste un vero centro e non c’è niente di rilevante da visitare. E’ ricca però di una strana suggestione: è l’ultimo avamposto costruito prima di tanto “niente”, che ospita molte botteghe artigianali, atelier di artisti, ostelli originali, locali con musica dal vivo.
Dormire in un eco lodge nel Deserto del Negev
Generalmente, chi arriva qui cerca una sistemazione semplice, possibilmente autentica, a contatto con la natura. Ma a Mitzpe Ramon esistono anche sistemazioni di prestigio, alcune con piscina (e nel deserto non è cosa da poco), perfettamente integrate nel paesaggio, come il Beresheet Hotel (link qui) dove concedersi il lusso per qualche giorno.
Inoltre sono perfettamente dentro allo spirito del luogo, gli alloggi hippie come ad esempio il Silent Arrow (guarda qui)
Noi che non siamo nè hippie nè ricchi, abbiamo scelto l’eco lodge Desert Shade: una bellissima casa di fango, tra tante tutte diverse, assolutamente autentica, col tetto di paglia, con le pareti di vetro di bottiglia. Ovviamente senza bagno in stanza ma con la vista sul paradiso.(link qui)
Arriviamo nel tardo pomeriggio. D’inverno, qui come da noi, fa buio presto. Fatichiamo a trovare l’alloggio perchè è in una zona assolutamente non servita, al buio e in mezzo al deserto. Ci accoglie una ragazza gentile che ci offre, nella grande sala comune, un buon tè.
E’ tardi per uscire e fare provviste e qui non c’è servizio ristorazione, quindi ricorriamo alla nostra solita arma segreta da viaggio.. il risotto liofilizzato! Che fortuna.. mangiare il risotto alla milanese nel Negev.. non desideravo altro.. ma purtroppo bisogna adattarsi, in viaggio spesso si fa più tardi del previsto e quando i bambini hanno fame, non si può tergiversare.. Quindi utilizziamo la cucina del posto. Al freddo della sera e con le torce in fronte attraversiamo il campo tendato e ci arrangiamo come possiamo.
Mangiamo un risotto che ormai si è raffreddato nel tragitto verso il salone, spazio conviviale, di racconti e tè, di vini locali e birre, tra tappeti, divani, cani e viaggiatori ecologici.
Che poi il salone, il mattino dopo, si presenta così: vista superlativa sul cratere, a 360 gradi, un freddo tremendo e al tempo stesso un sole accecante, aria secca e purissima.
L’alba nel Deserto del Negev
Ma la cosa che vale il viaggio fino a qui è alzarsi al mattino, qualche minuto prima dell’alba e camminare fino all’orlo del cratere per guardare giù.
Mi sento stanca quando suona la sveglia, soprattutto dopo un viaggio breve e intenso come questo. Fa freddo, e penso che forse l’alba la vedrò domani da qualche altra parte. Ma poi c’è qualcosa di unico che chiama da là fuori, penso che siamo venuti fin qui per vedere questa alba.
Allora lascio Fabio sulla porta, che aprendosi cigola, a far da guardia ai bambini che dormono.
Mi incammino in pigiama nel buio verso il cratere, tra i sassi, con la torcia del telefono a guidarmi sul sentiero che non c’è. Procedo velocemente perchè sento che vedrò uno spettacolo incredibile e non voglio perdere l’attimo in cui spunterà il sole, dal punto panoramico proprio di fronte a me. La luce diventa viola, sento l’odore di terra e polvere che scricchiola sotto ai miei piedi. C’è un filo di nebbia, quella del mattino. Mi sto avvicinando al bordo. Ho visto tante foto di questo posto prima di partire, ma affacciarmi da qui e vederlo dal vivo toglie il fiato davvero.
Sono solo io e migliaia di chilometri quadrati di fronte a me assolutamente deserti, rischiarati da una luce sorprendentemente rossa. E’ uno spettacolo più che naturale, spirituale. Qualunque sia il vostro credo, qui sarà più forte. L’ alba nel deserto, da vivere, non da raccontare.
Uno stambecco mi passa appena sotto, sulla parete scoscesa, intento a brucare i pochi ciuffi verdi, io mi volto e vedo lontana la mia casetta di fango. Fabio ancora alla porta, fa da vedetta ai bambini, che dormono beati.
Sono fortunata ad appartenere a questo pianeta, ad avere il privilegio di poterlo girare, di poter godere di momenti così unici, che questa volta, sono stati solo miei.
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