
Fare un viaggio in Lapponia in inverno è il sogno nel cassetto di chiunque ami l’artico o i paesaggi fiabeschi innevati.
Avevamo fatto dog sledding in Norvegia l’anno precedente, in versione un po’ troppo turistica per i nostri gusti: un giro in slitta di un oretta appena fuori Tromso su un circuito artificiale preparato a d’oc. Questa volta volevamo superarci, cercavamo qualcosa di davvero autentico: abbiamo cercato non poco e abbiamo trovato non uno qualunque, ma il Re del dog sledding, Sven Engholm. ( Vincitore per ben 11 volte della corsa di cani da slitta più lunga d’Europa, i 1000 km e tra i primi di una corsa di 1800 km in Alaska. Uno che mastica, diciamo, abbastanza bene la materia..)
In Norvegia ci siamo stati diverse volte, quasi sempre d’inverno, senza figli. Adesso stiamo progettando di rifarlo, portandoci loro.
Abbiamo preso treni, auto con gomme chiodate, aerei turboelica piccolissimi, pescherecci, postali, slitte. La Norvegia è una terra magica che offre tantissime occasioni di viaggio diverse. Due sono le cose che secondo noi, in inverno, vanno assolutamente fatte: prendere un peschereccio che parte da Svolvaer, nelle Lofoten e andare alla ricerca delle orche (ma ne parleremo più avanti) e fare dog sledding, quello vero, nel mezzo della lapponia norvegese in inverno: un’esperienza da togliere il fiato.
- Arrivare a Lakselv, uno degli aeroporti più piccoli mai visti
- Un giorno di dog sledding in Norvegia
- Girare per paesi popolati dai Sami
- Dormire in un cottage di design nella foresta

1) Arrivare a Lakselv, uno degli aeroporti più piccoli mai visti
Arrivare a Lakselv è già un impresa che ti fa sentire davvero a Nord, con la N maiuscola. Noi abbiamo preso un aereo da Oslo, abbiamo fatto scalo a Tromso e dormito 4 ore sulle panchine dentro all’aeroporto chiuso per la notte, insieme a due altri turisti pazzi come noi, mentre fuori c’era una tormenta di neve memorabile. La cosa incredibile è vedere i negozi dell’aerostazione chiusi, ma aperti a tutti gli effetti. Basta allungare una mano per prendere una mela.. siamo nel nord Europa e si vede. Fine dicembre, l’aereo per Lakselv parte all’alba. I pochi operatori girano in aeroporto in monopattino. Fuori è buio e la pista è completamente ghiacciata, c’è pure un vento fortissimo, ma penso che saranno abituati a volare così, no? L’aereo è piccolo, un turboelica, una decina di posti, noi, un turista, i piloti e 2 assistenti di volo, stop.
Al nastro del ritiro bagagli, all’arrivo, ci sono solo tre borsoni.. il nostro, quello del turista e una valigia dispersa.. chissà se il proprietario è morto congelato da qualche parte.. Forse non è stagione di turismo, pensiamo. Eppure il dog sledding in Norvegia si fa d’inverno.. Eppure l’aeroporto ha ancora delle decorazioni natalizie in giro. E’ piccolissimo, un bar (che apre per il nostro volo e chiude immediatamente dopo lasciandoci lì da soli), qualche seduta, una micro area per il check in e nient’altro.
L’ agenzia di noleggio auto è ancora chiusa, dobbiamo aspettare. L’aeroporto, ci dicono, deve chiudere! Usciamo per provare a vedere che clima c’è e il vento sferza fortissimo. L’aria, inutile dirlo, è gelida e si sente profumo di mare. Mulinelli di polvere di ghiaccio a terra e deserto totale. A 190 km da qui c’è Capo Nord. Con un altro clima saremmo andati a piedi a prendere la macchina, ma a -15°C non ne abbiamo voglia. La guardia giurata che chiude l’aeroporto, probabilmente intenerita, ci permette di rimanere dentro l’aeroporto chiuso, di nuovo come a Tromso, e attendiamo l’ora giusta per chiamare il taxi che ci porterà all’autonoleggio. Il tassista non ci fa pagare la corsa, anzi stupito ci chiede perché siamo qui, che è inverno ed è tutto chiuso.. ce lo chiediamo anche noi. Probabilmente la Lapponia in inverno è estrema anche per loro..
2) Viaggio in Lapponia in inverno: il vero dog sledding, non quello turistico.
Fare un viaggio in Lapponia in inverno significa guidare per chilometri e chilometri su strade innevate e ghiacciate in quella luce tenue azzurrina che è tipica dell’ inverno del nord.
Invece di andare verso nord, verso Capo Nord, noi guidiamo verso sud, verso Karasjok, nella Lapponia vera. Le temperature in Norvegia oltre il Circolo Polare Artico, a fine dicembre sono rigidissime e più si va verso le lande interne, più scendono. I chilometri non sono molti ma tra gomme chiodate, renne che attraversano, paesaggi incantevoli da fotografare, impieghiamo più tempo del previsto.
Non scegliamo volutamente un hotel di Karasjok, perché vogliamo dormire in un eco lodge nella foresta e vogliamo un’esperienza autentica. Qui Sven, il re del dog sledding in Norvegia, ha creato il suo campo base, nella foresta, tronco dopo tronco.
Un allevamento di un centinaio di cani ululanti, impazienti di correre, una manciata di case per gli ospiti, un fiume e l’ immensa foresta lappone intorno.
Premessa 1.
La colazione norvegese è un rito fondamentale, è ipercalorica: salmone, carne di renna, uova, formaggio, salumi affumicati, pane nero. Per noi che amiamo il salato è il paradiso. Sven ci dice di fare dei panini per dopo, perché mangeremo durante il tragitto e io già mi immagino una bella baita in mezzo alla foresta dove fare un pic nic al caldo perché fuori si gela.
Premessa 2.
La vestizione è il rito fondamentale per la sopravvivenza nella Lapponia in inverno… Abbigliamento termico tecnico come primo strato, poi pile vari e tutoni da sci, guanti e sottoguanti, calze e calzettoni. Niente di diverso dalla montagna in inverno. Solo che non basta, Sven ci porta delle pelli di renna da mettere sopra alla giacca a vento, e sopra a quelle dei ponchi di lana grezza. Praticamente non ci muoviamo. Sembriamo giganti imbalsamati e ridiamo.
Si parte con il nostro primo vero dog sledding in Norvegia.
Io decido di entrare nella slitta e farmi portare, perché voglio fotografare e filmare. Fabio vuole guidare la sua slitta. Siamo un gruppo di 5, noi 2 più dei turisti francesi e il grande capo. Ognuno con la sua slitta. Chi non se la sente di guidare per 5 ore, si fa portare da un aiutante di Sven.
8-10 cani per slitta, che portano me (che sono incastrata senza possibilità di movimento e pure sotto un’altra coperta) e un ragazzo dello staff che ci guida. I cani saltano, abbaiano, sono agitatissimi, guaiscono. A me sembra che si stanchino, che facciano fatica. Gli altri cani che non partono per la spedizione, ululano come matti. In realtà i cani, per lo più husky, sono impazienti di partire perché nascono per fare questo e amano correre.
Dopo due minuti dalla partenza, scaldati i muscoli, i cani si azzittiscono, corrono veloci, siamo nel bosco fitto e ovattato e si sente solo scivolare la slitta.
5 ore di silenzio, di paesaggio puro, immacolato, congelato, dipinto con colori pastello. Sono le 11 del mattino, la luce è tenue, azzurra, il cielo rosa. Il sole chiaramente a queste latitudini a dicembre non si vede, c’è solo un po’ di bagliore nel cielo e il riverbero della neve. Si sale, gli alberi pian piano spariscono e dalla cima delle colline la vista spazia a 360 gradi. C’è anche la luna piena. Si attraversano laghi ghiacciati immensi e si ritorna nella foresta. Io ho provato a filmare, ma i -30°C probabilmente hanno congelato i meccanismi della telecamera. La macchina fotografica resiste. Saranno passate due ore, a furia di fare foto mi sono congelata le mani, non le sento più. Poi a stare ferma, lì nella slitta, ho freddo, cosi chiedo di poterla guidare io, perché si fa fatica e ci si scalda un po’. Ma le mani non riescono a tenere il maniglione della slitta, mi fanno male perché sono congelate. Allora provo a tenerlo sotto le braccia, ma non riesco, finché si va su un lago piatto va bene, ma quando entriamo nel bosco in salita.. fine della poesia. Volo e faccio un tuffo di testa in un mucchio di neve da cui escono solo le mie gambe, intanto la slitta va via senza di me e tutti corrono per cercare di recuperare i cani e il mezzo. Sembra la scena di un cartone animato. E’ l’inizio della mia fine.. Faccia congelata e vergogna palpabile.. mi rimetto zitta zitta nella slitta, giuro che non mi muovo più fino alla fine.
Dopo tre ore circa, ci fermiamo nel mezzo di un bosco. Vediamo che i due ragazzi che lavorano con Sven cominciano a spaccare rami di betulla, in un secondo fanno un fuoco sulla neve, mettono intorno al fuoco delle pelli di renna per terra, sulla neve. Faremo qui il pranzo? E la baita calda che immaginavo, dov’è? E se devo andare in bagno? Per fortuna il freddo artico annulla queste esigenze, il corpo smette per un po’ di funzionare.. in faccia siamo bianchi, le ciglia sono pesantissime perché ricoperte di lacrime ghiacciate. Le nostre sopracciglia sono sculture di ghiaccio. Togliamo i panini dallo zaino e ovviamente sono surgelati, ma basta infilzarli con un ramo, e appoggiarli vicino al fuoco e voilà.
Ecco, questo momento è per noi indimenticabile. Tutti attorno al fuoco, nella luce tenue della lapponia d’inverno, a mangiare pane e salmone caldo, a raccontarci storie. Intorno il silenzio assoluto del bosco, i cani che riposano, il profumo del legno che brucia.
Si riparte, per altre due ore, la stanchezza è tanta, perché non sembra, ma il freddo così intenso sfianca. Volevamo il re del dog sledding in Norvegia? Quindi non possiamo lamentarci se il giro non è proprio turistico. Il dolore che provo a togliere i guanti e gli scarponi lo so solo io. Per ritornare a una temperatura corporea delle estremità, vicina a quella di una persona viva, mi ci vuole un po’.
Ma negli occhi e nella mente rimane solo una grande e meravigliosa avventura da raccontare.
3) Viaggio in Lapponia in inverno: girare per paesi popolati dai Sami
Avere la fortuna di essere a queste latitudini, permette anche di scoprire qualcosa di più sul popolo autoctono. I Sami erano un antico popolo indigeno, nomade, della Scandinavia. Erano sciamani e allevatori di renne (Sami di montagna) o pescatori (Sami di mare). Vivevano in tende chiamate kota che assomigliano a quelle degli indiani d’America, infatti la sede del Parlamento Sami, a Karasjok, presenta un’ architettura che ne richiama la forma.
Oggi non sono più nomadi, vivono in case normali, sono perlopiù cristiani, ma continuano ad allevare renne, parlare la loro lingua e vestire con abiti tradizionali.
Karasjok e Kautokeino sono i principali centri della Lapponia norvegese abitata dai Sami, a Kautokeino la densità della popolazione è di 1 abitante per kmq e la lingua parlata è per l’85% il sami.
DA NON PERDERE
1) Vedere i Sami fare la spesa e lasciare per mezzora la macchina incustodita col motore acceso nel parcheggio per non trovarla surgelata al ritorno..
2) Vedere le signore trovarsi nei piccoli bar dei centri commerciali per far due chiacchiere con i loro cappelli colorati bizzarri e le scarpe con la punta arrotolata all’insù.
3) Chiacchierare con un pastore di renne in motoslitta (che ci seguiva curioso/sospettoso per capire cosa facessimo in mezzo alla tundra innevata a inseguire le sue renne per filmarle..) Le renne, abbiamo scoperto, non sono libere. Sono come le nostre pecore al pascolo e i pastori norvegesi viaggiano in motoslitta, col cane da pastore a bordo, dietro al conducente, sulla sella.
4) Entrare nelle botteghe d’artigianato e nei piccoli musei d’arte, per curiosare ma anche per scaldarsi..
4) Viaggio in Lapponia in inverno: dormire in un cottage di design nella foresta
La fatica per arrivare fino qui, nell’estremo nord della Norvegia, deve essere ripagata da un posto fiabesco dove dormire, nel cuore della lapponia invernale.
La Norvegia è cara, si sa, ma piuttosto che scegliere un luogo senza storia o senza sentimento, meglio investire qualche euro in più, ma vivere un piccolo sogno in una casa da fiaba.
In effetti questa manciata di lodge, li ha disegnati e costruiti Sven Engholm, il nostro capo spedizione. Ma non solo costruiti. Ha pensato, da vero designer scandinavo, anche a dettagli come un portauovo in osso di renna, o alla libreria scavata nel tronco di un albero. Tutto è studiato e intagliato nel legno, pezzo dopo pezzo, con cura maniacale.
L‘ Engholm Husky Design Lodge é un paradiso per gli amanti del design e per chi ama, come noi, il tepore di casa, il profumo del legno, l’atmosfera di un camino.
E’ la sera di San Silvestro. Dopo il principio di congelamento in slitta della giornata, dopo una doccia calda durata un’infinità, ci viene offerta la cena. Alle 18…. ma poi uno quanto deve mangiare o aspettare prima della mezzanotte? Ceniamo con un ottimo stufato di .. renna, ovviamente, ma alle 20 tra una chiacchiera e l’altra abbiamo finito. Quindi? Che si fa in mezzo alla foresta lappone, lontani anni luce da qualunque divertimento artificiale? Ci si cambia e si va in sauna. Solo che la sauna è una casetta lontana 200 metri.. mica ci si può andare in costume! Vedi foto sotto, il fantastico outfit : costume, intorno un asciugamano, sopra il giubbotto, scarponi a piedi nudi. Fuori siamo a -30, mica ci arriviamo vivi alla sauna, se non ci attrezziamo così.
..quando la convinzione è tutto..
..e il trash dietro l’angolo…
Questo Capodanno lo abbiamo passato così, tra una sauna, un tuffo nella neve e un bagno nella tinozza bollente, insieme ai nostri compagni di viaggio francesi, nel bosco, con i lupi lontani che ululavano e sperando di vedere l’aurora boreale. Che non si è vista, purtroppo, ma l’aurora boreale bisogna guadagnarsela.. perché poi quando la vedi dopo anni che la cerchi, è un sogno. Ma questa è tutta un’altra storia….
Foto gallery
Potresti essere interessato a…



Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!